10 Febbraio 2020
Dimmi come sei fatto, ti dirò come praticare
Abbiamo parlato con Caterina Lobetti Bodoni, insegnante yoga di formazione Ayurvedica. Con lei abbiamo cercato di fare ordine tra i diversi tipi di pratiche per capire quali siano le migliori per ognuno.
Praticare yoga è entrato a far parte della cultura occidentale da un po’ di anni e da altrettanti è diventato uno dei trend principali quando si parla di lifestyle e benessere. Una fruizione di asane millenarie a tratti superficiale, nonostante gli effetti benefici su corpo e spirito siano sotto gli occhi di tutti. Eppure non si può pensare di racchiudere all’interno di quest’unica parola di origine sanscrita tutto quello che rappresenta, poiché quando si parla di yoga, non si fa riferimento a un semplice esercizio fisico. Prima di tutto è uno stato interiore la cui pratica richiede una notevole forza fisica e mentale, resistenza, concentrazione e flessibilità. In secondo luogo, nonostante le asana (ovvero le posizioni) siano sempre le stesse, il modo in cui svolgono, l’intensità e il ritmo con cui si affrontano, la successione variano da tipologia a tipologia. E così il dire “faccio un po’ di yoga”, in realtà implica un universo millenario fatto di scuole, pensieri, filosofie e in un certo senso, religioni. Esistono, dunque diverse varietà declinabili a seconda delle personali esigenze.
La costituzione ayurvedica
Per capire quali stile di Yoga si può adattare meglio a una determinata tipologia di persone, abbiamo chiesto all’insegnante Caterina Lobetti Bodoni, di Studio 28 a Treviso. “La base del mio studio è l’Ayurveda, ovvero la medicina tradizionale utilizzata in India fin dall’antichità. Secondo le teorie che la compongono, le persone si suddividono in tre diverse tipologie a seconda della propria costituzione che resta invariata per tutta la vita, queste si chiamano dosha (energie vitali) che esistono in ognuno in proporzioni diverse. A seconda degli elementi che ha più sviluppati nel corpo ognuno può essere classificato come Kapha , Vatta o Pitta”.
Kapha _ I Kapha hanno nell’acqua e nella terra i loro elementi principali. Generalmente sono robusti, con ossatura grande e tendenza a ingrassare, hanno un sonno profondo, la pelle liscia, i capelli folti, un appetito normale. Sono persone tendenzialmente calme, tolleranti, pazienti, sicure di sé, ma anche stabili, dense, radicate che sviluppano soprattutto la muscolatura nella gambe. Hanno una buona resistenza fisica anche se la parte superiore del corpo rimane più esile. Per questo hanno bisogno di alleggerire, di sradicare un po’ da terra e per questo sarebbe indicata una pratica dove si svolgono spesso delle inversioni. Inoltre i Kapha hanno bisogno di appassionarsi e porsi degli obiettivi perché il loro ostacolo è la pigrizia.
Vata_ L’individuo Vata è sottile, freddoloso, con carnagione scura, pelle secca, capelli e denti fragili, appetito e digestione variabili, sonno irregolare. Dimentica i pasti, mangia cose grasse, è molto fluttuante e fa fatica a radicarsi, soffre spesso d’insonnia, fa sogni molto attivi come il cadere nel vuoto. È imprevedibile e poco in ascolto delle sue necessità per questo deve imporsi una routine benefica. I suoi elementi sono aria ed etere quindi con una forte connessione all’apparato respiratorio e questo le rende tendenzialmente ansiogene. Hanno bisogno di imparare a respirare bene e per loro sarebbe consigliata uno yoga basato sui pranayama, le pratiche di respirazione, e le asana che migliorino la qualità del sonno.
Pitta_ I sui elementi sono fuoco e acqua che quindi hanno a che fare con i succhi gastrici e potrebbe soffrire di bruciori di stomaco nel terzo capitolo della vita. L’individuo Pitta ha una corporatura media e proporzionata, capelli sottili e delicati con tendenza a caduta e incanutimento, sudorazione abbondante, è coraggioso, intelligente, aggressivo. Ruolo molto importante è quello della digestione, sono capaci di trasformare la forza in energia. Hanno bisogno di mangiare, questa caratteristica porta a essere molto attenti, molto in ascolto delle proprie necessità fisiche ciò li rende anche competitivi. Hanno bisogno di stimoli costanti, di fare fatica non hanno bisogno di pensare troppo e il fuoco lo trovano nella fatica”.
Che Yoga praticare
Una volta identificata la propria costituzione ayurvedica, è arrivato il momento di capire quale pratica yoga sia la migliore per ognuno a seconda delle diverse esigenze. “Esistono davvero tantissime discipline diverse in questo mondo e, se svolte senza cognizione di causa, si rischia di non raggiungere gli obiettivi che una pratica cerca, ovvero l’equilibrio e il benessere”, continua Caterina. “Per equilibrare i Dosha bisognerebbe andare un po’ in contrasto con le caratteristiche di ciascuno. Ad esempio, gli asana eseguiti lentamente, con stabilità e delicatezza, tendono ad equilibrare Vata; le posizioni eseguite con calma e rilassamento sono ideali per equilibrare Pitta; gli asana eseguiti velocemente, che producono calore e sforzo, tendono ad equilibrare Kapha. Vero è che ci sono poi delle pratiche, soprattutto all’inizio, devono coinvolgere chi le pratica. Prendiamo un Pitta, che ha il fuoco che gli arde dentro. Se diamo al Pitta troppa filosofia, perdiamo il suo focus. Questa persona ha bisogno di fare fatica, è solo nella sospensione del pensiero che trova la concentrazione”.
Gli stili dello yoga
Hatha Yoga: si intende tutto lo yoga fisico ed è un macro ramo. Consiste nella pratica di esercizi di respirazione detti pranayama seguiti da asana, ovvero posizioni fisiche, che devono essere mantenute. Il tutto al fine di armonizzare la respirazione. Questa pratica è indicata soprattutto per il Vata che ha bisogno di entrare in schemi definitivi. È inoltre indicato per coloro che non hanno mai praticato lo yoga. Tra i benefici l’aumento di vitalità e concentrazione.
Ashtanga Yoga: è una delle discipline più intense dal punto di vista fisico e si basa sulla ripetizione delle Asana che inizia sempre con una serie primaria caratterizzata da sequenza in piedi e saluto al sole. Risulta particolarmente adatto per coloro che cercano uno yoga dinamico in grado di sviluppare forza e resistenza.
Bikram: si tratta di 26 posizioni da eseguire in una stanza la quale temperatura non deve essere inferiore ai 40 gradi. Il calore, infatti, agevola l’allungamento dei muscoli e l’eliminazione delle tossine. Lo possono praticare tutti coloro che sono in buona salute e non hanno problemi cardiovascolari, né di pressione bassa.
Vinyasa Flow: è la pratica in cui un Pitta riesce meglio. Si tratta di una tipologia di yoga molto dinamica che si basa sul collegamento intenso tra movimento e respiro: a ogni movimento, corrisponde un respiro che lo guida.
Iyengar: esalta al massimo la precisione delle posizioni e tende verso asana estreme. Lenta e con molti supporti, la pratica è consigliata a persone pazienti, che devono recuperare un trauma per ritrovare il proprio allineamento.
Kriya Yoga: Super avanzato, quasi contorsionistico. Perfetto per chi ha ottima percezione corporea.
Kundalini: Lezioni strutturate per lavorare su uno specifico chakra o su una specifica parte dei sistema nervoso, endocrino o energetico. La pratica è quasi tutta meditativa, basato su respirazione, centri energetici, un po’ lento. Indicato per donne in menopausa o in un periodo di cambiamento fisico, gravidanza, disturbi ormonali.
Power yoga: per chi non vuole avere un approccio troppo filosofico, ma ribilanciare il corpo e mettersi alla prova.
Sara Canali