10 Aprile 2020
L’arte del non fare
Perché oggi l’arte del “non fare” è un qualcosa che dobbiamo tornare a imparare, oberati come siamo a rincorrere la qualsiasi. E c’è di più. La nostra società tende a considerare il non fare niente come qualcosa di negativo, se non addirittura di malvagio e questo ci spinge a tenerci costantemente occupati sentendo la necessità quasi doverosa di impegnare ogni momento della giornata.
Ecco che arriva spontanea la domanda: ma se passi così tanto tempo ad occuparti di altro, quando trovi quello necessario per occuparti di te? Che non vuol dire dedicarsi ad altri interessi, hobby e ancora al “fare”, ma piuttosto al non fare, a prendersi un momento di vuoto dove staccare la mente da ogni attività per arrivare addirittura a staccare il pensiero e entrare così in una dimensione magica.
Imparare a non fare niente è importante per diverse ragioni, in primis per rilassare corpo e mente oltre e poi per dare spazio a una pratica fondamentale per ricaricare le proprie pile interiori. Inoltre, il fatto di uscire da un loop di pensieri sempre uguali e ripetitivi, porta a un’associazione di idee inaspettata e aiuta a distaccarsi per osservare il proprio presente da un’altra prospettiva. Sebbene sia facile illudersi del fatto che lavorare senza pause sia il modo migliore per ottenere risultati, in realtà non lo è. Quante volte capita di passare una giornata intera senza concludere nulla e trovare poi l’illuminazione una volta usciti e portato a spasso il cane? Ecco allora che esiste una metodologia per apprendere questa pratica così positiva.
La consapevolezza
Prima di tutto, prendiamo atto che essere sempre impegnati è una decisione cosciente. Costringerci a uno stile di vita stressante è qualcosa che spesso ci imponiamo senza renderci davvero conto che i nostri programmi sono determinati da noi. Per esempio: il senso del dovere è una caratteristica molto positiva nelle persone, ma spesso condanna a una sorta di remissiva forzatura a onorare ogni tipo di impegno preso anche quando mancano le condizioni personali come la voglia, l’energia, le tempistiche. A volte ci possiamo permettere anche di dare buca, di rimandare senza sentirci troppo in colpa (ma senza trasformarlo in un’abitudine). Assolvere il senso del dovere verso gli altri ma non verso sé stessi è una mancanza di rispetto per tutti perché si finisce per fare le cose controvoglia e ciò è nocivo. Quello che dobbiamo imparare, in sintesi, è la capacità di dire alcuni No, a riorganizzare le nostre priorità per tornare a dare valore al tempo e non trattarlo solo come un contenitore vuoto da riempire.
Alcune attività psico fisiche come la corsa, la meditazione e lo yoga permettono alla persona di ritagliarsi un momento con sé stessa. Esiste una pratica che si chiama restorative yoga incentrato, come suggerisce il nome, sul recupero e il rilassamento. Comprende meno di una decina di asana e nessuna di queste implica movimenti complessi, soltanto leggerissime torsioni, allungamenti semplici e piegamenti in avanti.
Passare alla pratica
Una volta presa coscienza della teoria, è importante concentrarsi sulla pratica, come ogni esercizio richiede. Sì, perché non fare è un vero e proprio esercizio cui non siamo più abituati e che, come tale, richiede impegno. Prima cosa da fare è riuscire a stare fermi immobili senza fare niente. Chiudere gli occhi e seguire il proprio respiro, fare caso all’aria che entra nel nostro corpo e distaccarci dal flusso di pensieri che scorre senza sosta. Si può iniziare con un esercizio di 5 minuti, ma è importante che sia costante, dunque che ogni giorno venga dedicato a questa sospensione il tempo necessario per fermarsi. Questa tecnica, una volta appresa, si può applicare alla vita di tutti i giorni, per esempio dedicando al qui e ora. Quando bevi una bibita prova a focalizzati sul liquido che ti scivola dentro, sorseggiala lentamente con gli occhi chiusi, assaporandone il sapore e gustala con calma e pienezza. La stessa cosa fai con il cibo: mastica lentamente, assapora ogni morso, gusta il sapore. Rilassati e concentrati solamente su quello che stai bevendo o mangiando. L’arte del non fare nulla la si può praticare anche in coda dal dottore, in metropolitana basta non mandare messaggi, non scrollare pagine, non leggere nulla, non concentrarsi su altro se non sul proprio respiro. Insomma, ci vuole pratica, ma si può imparare.
In fondo, se ci pensate, Isaac Newton intuì la legge di gravitazione universale in un momento di “contemplazione”, ossia mentre era lì a non fare assolutamente niente. Vide cadere una mela e nella sua mente scoccò una scintilla che cambiò il modo in cui vediamo il mondo.
Sara Canali