18 Novembre 2022

Spreco alimentare: è tempo di invertire la rotta

Siamo prossimi al 2030, anno di verifica degli Obiettivi dell’Agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, e il quadro generale non è per nulla confortante. 

Più ci avviciniamo al traguardo, più si allontanano gli obiettivi “famezero” e “sprecozero” – ha spiegato durante i lavori di presentazione del World Foodwaste Report dell’Osservatorio Internazionale Waste Watcher l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero

Negli anni della recrudescenza della povertà alimentare in Italia e nel mondo, lo spreco alimentare – ha continuato Segrè – vale oltre 9,2 miliardi solo per il cibo gettato nelle case italiane: una stima che sale a 15 miliardi se includiamo il costo dell’energia utilizzata per la produzione del cibo. Eppure, sempre in Italia, oltre 2,6 milioni di persone faticano a nutrirsi regolarmente a causa dell’aumento dei prezzi e dei rincari delle bollette e 5,6 milioni di individui (il 9,4% della popolazione) versano in condizione di povertà, secondo i dati Istat 2021. Siamo ai massimi storici, e con tutta evidenza l’Italia e il mondo devono darsi l’obiettivo di una global food policy come strategia sociale, economica e di sviluppo sostenibile”.

 Cibo perso e cibo sprecato

Per inquadrare meglio la questione è importante conoscere la differenza tra cibo perso e cibo sprecato:

  • Parliamo di cibo perso riferendoci a tutti quelli alimenti che non raggiungono le nostre case perché vengono buttati dopo essere stati raccolti, diventano immangiabili prima ancora di arrivare nei nostri piatti oppure che presentano piccoli difetti estetici che non permettono la loro commercializzazione;
  • Parliamo di cibo sprecato per indicare invece tutti quei prodotti che entrano nelle nostre case ma che buttiamo, spesso perché comprati o cucinati in eccesso.

Quanto spreco in estate!

Uno dei dati più preoccupanti riguarda la quota di spreco settimanale pro capite, che in Italia durante l’estate è passata da 595,3 a 674,2 grammi rispetto all’ultima rilevazione di Waste Watcher International, diffusa nel febbraio 2022. 

Questo è quanto rivelato dall’Osservatorio Internazionale di Waste

attraverso i dati del World Foodwaste Report – un progetto della campagna Spreco Zero su monitoraggio Ipsos – che indaga i comportamenti dei cittadini di 9 Paesi del mondo: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile e Giappone. 

Il Rapporto è stato presentato giovedì 13 ottobre, nella sede della Commissione Europea a Roma, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione dello scorso 16 ottobre.

 Durante l’incontro sono stati presentati anche i dati dell’indice di fiducia dei consumatori: “Gli italiani – ha spiegato il direttore scientifico Ipsos Enzo Risso – sono terz’ultimi in questa “istantanea” mondiale, con il 39,9% di fiducia (in calo di 3 punti)”. 

Questo significa che 6 italiani su 10 non hanno fiducia nel quadro sociale ed economico attuale e futuro, a differenza degli statunitensi (indice di fiducia 50,9%), e dei tedeschi (indice di fiducia al 47,2%). Più ottimisti degli italiani sono i brasiliani (46,6), i francesi (44,9) e gli inglesi (44,6). In coda Sudafrica (37,1) e Giappone (38,2). Relativamente alle proiezioni dei prossimi sei mesi, è il Brasile il popolo più fiducioso: quasi 6 cittadini su 10 (58%) ritengono che la situazione economica nel loro Paese migliorerà. 

Anche qui gli italiani sono quasi fanalino di coda, con il solo 10% di cittadini ottimisti, 1 su 10. Meno di noi solo il Giappone (7%). Infine, il direttore scientifico Ipsos, ha messo in relazione le proiezioni inflattive e il carrello della spesa: se i prezzi continueranno ad aumentare, il 17% degli italiani ha dichiarato che ridurrà la sua spesa.

Gli sprechi di energia e delle risorse nascoste 

Ma lo spreco alimentare include anche gli sprechi dell’energia per produrre il cibo, così come dell’acqua e delle altre risorse “nascoste”: l’impronta idrica dello spreco alimentare domestico in Italia vale 1/10 del fabbisogno idrico dell’intero continente africano, ed è pari a 749,7 miliardi di litri di acqua annui. 

Dal punto di vista energetico, lo spreco di energia “nascosta” nel cibo che è stato gettato nelle nostre case nel 2022 vale ben 6,4 miliardi di euro. Secondo i dati i Paesi più virtuosi sono Sudafrica e Giappone, perché nelle loro case si spreca circa la metà rispetto all’Italia (324 e 362 grammi a settimana). 

In Europa è la Francia il Paese più virtuoso con 634 grammi settimanali, seguono Germania e Regno Unito con 892 e 859 grammi. Negli Stati Uniti invece si registrano 1338 grammi di cibo gettato a settimana, per quanto in lieve discesa rispetto al 2021. 

Il Brasile, per la prima volta monitorato da Waste Watcher, si posiziona al quarto posto, con 794 grammi di cibo gettato ogni settimana, sempre pro capite. Se invece esaminiamo la frequenza dello spreco alimentare domestico, sono decisamente i giapponesi i migliori: in casa oltre 7 cittadini su 10 sprecano meno di una volta a settimana (74%) e solo 1 giapponese su 5 spreca almeno una volta a settimana. A loro si avvicinano – ed è una buona notizia – gli italiani e i francesi, con il 68% dei cittadini che dichiarano di sprecare meno di una volta a settimana. Seguono i tedeschi (65%), gli spagnoli (63%), gli inglesi (59%), i sudafricani (58%), gli statunitensi (55%) e all’ultimo posto i brasiliani: 1 su 2 conferma di gettare il cibo almeno una volta a settimana.

La frutta è l’alimento più sprecato al Mondo

Nel nostro Paese vengono gettati individualmente 30,3 grammi di frutta alla settimana. Ci superano gli Stati Uniti, con 39,3 grammi, la Germania con 35,3 e il Regno Unito, che si attesta su uno spreco settimanale di 33,1 grammi. 

Nel pianeta si sprecano principalmente frutta e verdura che hanno viaggiato nelle celle frigorifere, e una volta arrivate a destinazione non sono più buone: vale per l’Italia, per gli altri Paesi europei, per Brasile e Stati Uniti, per il Sudafrica in misura maggiore (64%) ma non per il Giappone (18%), dove invece la prima causa di spreco è l’ammuffimento (51%).

 Per alcuni capita di aver acquistato troppo (Stati Uniti 41% e Sudafrica 51%), o di aver cucinato troppo (sempre Stati Uniti 47% e Sudafrica 60%). Va meglio per le abitudini e le scelte di acquisto: raramente si spreca per aver comprato alimenti sgraditi (13/23%), più spesso per aver abusato delle offerte della grande distribuzione.

In chiave di prevenzione c’è un filo rosso che accomuna tutti, a qualsiasi latitudine: privilegiare prodotti di piccolo formato (il 47% dei brasiliani, il 39% dei tedeschi, il 37% degli italiani) e la prospettiva di campagne capillari di educazione alimentare e sensibilizzazione dei cittadini sugli effetti negativi dello spreco per l’economia e l’ambiente: vale per tutti i Paesi, con livelli di consenso fra il 70 e l’80%, tranne per gli Stati Uniti, un po’ più freddi all’ipotesi (58/59%). Mentre l’idea di tassare chi spreca convince molto meno i cittadini internazionali, così come l’aumento dei costi dei generi alimentari.

È tempo di risposte

Un quadro generale come questo è davvero preoccupante. Servono azioni a livello globale e locale per massimizzare l’uso del cibo che produciamo. L’introduzione di tecnologie, di soluzioni innovative e di buone pratiche per garantire la qualità del cibo e ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, sono fondamentali per attuare questo cambiamento trasformativo. Abbiamo meno di 8 anni per raggiungere l’obiettivo 12 dell’Agenda 2030, dedicato ai modelli sostenibili di produzione e di consumo, e in particolare il target 12,3, che punta a dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari e ridurre le perdite di cibo nella produzione: per questo dobbiamo accelerare e ottimizzare le azioni che ci porteranno a ridurre le perdite e lo spreco alimentare.

 

Natura Nuova a sostegno della prevenzione dello spreco alimentare

Noi di Natura Nuova siamo da sempre impegnati in un programma di responsabilità sociale che si riflette in modo concreto nell’approccio all’agricoltura, ai prodotti e al territorio. 

Il rispetto per l’ambiente e la sostenibilità, anche attraverso il contrasto allo spreco alimentare, è per la nostra azienda una scelta culturale, oltre che imprenditoriale. Ogni giorno ci impegniamo per ridurre l’impatto ambientale delle nostre filiere e favorire lo sviluppo di un’agricoltura che rispetti le funzioni di tutela e miglioramento della biodiversità.  

Lavoriamo con la frutta tipica della nostra terra attraverso il processo di estrazione a freddo che allunga la conservazione e aumenta la digeribilità dei nostri frullati e riduciamo al massimo gli sprechi realizzando un prodotto di qualità, ma con imperfezioni estetiche minime al fine di conservare le specificità culturali del nostro territorio. Siamo nati con la vocazione al territorio, con uno spirito autenticamente legato alle persone e alla terra: i valori che ci hanno ispirato, crescono con noi per affrontare le nuove sfide della sostenibilità. Dall’agricoltura sostenibile ai processi produttivi più efficienti e virtuosi, dal packaging alle energie alternative, ci impegniamo a difendere l’ambiente con scelte concrete e sostenendo iniziative come Spreco Zero, perché ridurre gli sprechi significa anche pensare alla salute dell’uomo.